Fenomenologia di Mastella - Parte seconda
Clemente mantiene sempre le sue promesse (dopotutto non ne fa mai molte) e così è solito fare il sottoscritto.
Dovevo raccontarvi, come anticipato nella prima parte, delle nozze d’argento dei Mastellas ed eccovi accontentati, insaziabili postdemocristiani e ingordi postcomunisti che non siete altro.
Io e il geniale ideatore di questa bella rubrica (di cui preferiamo omettere le generalità, considerata la sua proverbiale discrezione) nel luglio di 3 anni fa ci siamo alzati nel mezzo della notte e ci siamo messi di buona lena in marcia verso le terre del Sannio.
Col sottoscritto alla guida della sua prestigiosa Fiat Punto blu e con di fianco il buon Marco Franchini, una roccia come sempre: mancava il terzo redattore invitato, che aveva declinato ignaro di cosa si sarebbe perso.
Attraversata la penisola lungo la simpatica autostrada del Sole, con due sole soste all’autogrill, siamo giunti celermente al favoloso ricevimento (saltando la cerimonia in chiesa, ma questo non ci ha affatto messo in cattiva luce tra i tolleranti invitati).
Appena fuori dal nobile borgo di Ceppaloni, sorge una villa barocca del 600, dall’aspetto magnifico.
Dopo aver parcheggiato sulla ghiaia, ci siamo inoltrati lungo un sentierino contornato da rigogliose fioriere fino ad arrivare al portone, dove un servitore in livrea ci ha chiesto con garbo di esibire il prezioso biglietto d’invito.
Ma il tutto è parso una formalità, poiché il pizzetto da burocrate del sottoscritto e il completo di velluto maron glacé del Franchini ci qualificavano senza bisogno di presentazioni come simpatizzanti del Ceppaloni.
Gli interni della villa si sono subito rivelati nel loro incanto: arazzi moderni, specchi dell’800, lampadari di cristallo, foto di Clemente e Sandra nel giorno delle nozze, divanetti tigrati, posacenere di ottone firmati da Armani, insomma una scenografia tra Visconti, il Re Sole e Dolce & Gabbana.
Per non parlare degli invitati: basta sapere che il primo incontro dei due fortunati direttori del Politburo è stato con il satrapo irpino Ciriaco I De Mita, nello splendore della sua luccicante pelata.
E poi, come in un inebriante carosello, ecco i capelli sontuosi di De Michelis, il volto nobile e sofferto di Martinazzoli, il carisma intellettuale di Follini.
L’emozione saliva ancora più in alto nello stringere l’autorevole mano di Pierferdi Casini (che sarebbe diventato il grande Presidente della Camera che conosciamo), nel salutare con un cenno virile il cameratuccio Alemanno, nell’accennare un pugnetto semichiuso al compagnone Massimo II D’Alema.
A un certo punto ci è parso addirittura di scorgere in fondo a un interminabile corridoio una gobba autorevole e prestigiosa; ci siamo preparati all’incontro epico con un training autogeno di segni della croce, ma la sagoma furtiva è stata subito inghiottita da una porta laterale.
Alla fine delle estenuanti presentazioni e delle emozionanti strette di mano, superate con abnegazione come ne sono capaci solo due impavidi giornalisti di regime, siamo stati introdotti da un portaborse in costume del 600 alla sala da pranzo.
Inutile cercare di descrivere il lusso della tavola imbandita e la ricchezza delle portate: possiamo comunque dire che in questa venerabile ricorrenza il caro Clemente si è mostrato un degno emulo di Lucullo e Trimalcione.
Prima di sederci e incominciare l’onorevole abbuffata, Lady Mastella si è rivelata nella sua bellezza abbagliante e abbiamo avuto l’immenso onore di un baciamano.
Anche se il sottoscritto ha un po’ ecceduto con la lingua, la Signora Sandra ha sorriso amabilmente, mostrando un dente d’oro che ben si abbinava al cappello viola con veletta nera, all’abito corto di paillettes arancio, alle scarpe argento con tacchi a spillo.
Abbiamo quindi gustato alcune specialità sannite (da citare l’agnello fritto con fichi, mascarpone e cacao) seduti di fianco a Irene Pivetti e a Pisicchio (come due veri dirigenti dell’UDEUR!).
La conversazione, tra un bicchiere e l’altro di chinotto, è stata davvero interessante; si è discusso con serenità degli appalti in Lucania, della scomodità dei seggi parlamentari e dell’urgenza di introdurre nuovi sottosegretariati.
Il sottoscritto ha trovato la Pivetti una donna molto affascinante; anche il webmaster ha trovato Pisicchio una donna molto affascinante, ma forse aveva bevuto troppa idrolitina.
Alcune voci insistenti giravano sulla presenza a palazzo di zio Giulio I Andreotti: allora avevamo visto giusto, da logori reporter quali siamo!
Al brindisi finale con taglio di un’enorme torta a forma di campanile, che celebrava i 25 anni di un’inossidabile storia d’amore, un brivido correva nelle illustri schiene e il pensiero andava ai bei tempi della Balena Bianca con le mille correnti che la muovevano.
Ma in fondo, pur divisi dal bipolarismo e sparpagliati tra destra e sinistra, i presenti si sentivano più che mai DEMOCRISTIANI.
All’uscita abbiamo avuto un’illuminazione provvidenziale: non avevamo salutato Clemente!
Una banale dimenticanza poteva costarci l’appoggio delle alte sfere, di cui il nostro sito ha tanto bisogno, in quanto asservito a ogni forma di potere.
Abbiamo fatto una repentina marcia indietro, con già indosso i nostri paltò, e il Ceppaloni ci ha accolto con il suo stile e la sua squisita cordialità: impeccabile come sempre nell’abbigliamento, con il tocco frivolo di una cravatta bianca con scudo crociato, ci ha stretto la mano con vigore e ci ha consigliato, per il nostro avvenire politico, di tenerci ben lontani dagli ideali.
Il ricordo di questa giornata memorabile è ancora nei nostri cuori, oggi che l’UDEUR non è più nella coalizione al governo (però non si sa mai) ed è diventato Alleanza Popolare.
Ma il futuro si preannuncia luminoso, per chi non si stanca di perseguire seggi e poltrone.
Per
chiudere, inoltro i più sentiti auguri di un rispettabile Natale e di un
proficuo Anno Nuovo agli affezionati lettori di questa rubrica e i più
deferenti omaggi alle stanze dei bottoni.
VIVA LA REPUBBLICA!
(la prima)