Corto circuito.
Fermento a sinistra. Ulivo e Rifondazione si stanno fiutando, in procinto di trovare un accordo per le prossime elezioni. Se unità si chiedeva, allora dovremmo accogliere il tutto con soddisfazione. Non è il mio caso ma, una volta di più annoverato tra i pessimisti, rifiuto di definirmi tale per natura. Intanto nulla mi sembra davvero cambiato, né nella tendenza ad isolarsi di Rifondazione, né nella deriva iper-moderata dei Democratici di sinistra. L'apparente unità mi sembra data da motivazioni estranee ad un percorso politico (unitario e radicale) condiviso. Prova ne è che per la sinistra interna diessina il momento è davvero drammatico.
Osservo poi una serie di fatti che sembrano ripetersi immutabili. Il Partito Comunista Italiano decide di avviare un percorso che lo porterà a cambiare nome. Una minoranza si dichiara contraria ma resta nel partito; un'altra minoranza si dichiara contraria ed esce dal partito. Da questa minoranza dopo qualche anno si stacca una minoranza che confluisce nel partito da cui la prima minoranza si era staccata. Qualche tempo dopo si stacca una nuova minoranza che però non confluisce nel partito originario ma ne fonda un altro. Dopo anni di silenzio, orfana del suo ispiratore, la minoranza che era restata nel primo partito durante la svolta comincia ad opporsi alla deriva centrista. Questa minoranza cresce fino a portare sulle proprie posizioni circa un terzo del partito. Qualcosa sembra cambiare, al punto che la minoranza che per prima si era staccata dal partito sembra riavvicinarsi al partito stesso; la minoranza interna si dichiara però contraria ed apre una profonda discussione nel partito. Ma che ne è nel frattempo dell'ex minoranza diventata corposa componente? Si spacca, ed una minoranza, o meglio una minoranza ed una minoranza di una componente di minoranza interna, si accordano per formare una nuova minoranza. Solo che all'interno delle due minoranze non tutti sono d'accordo, e così si apre anche qui una polemica interna...
Questi i fatti, che privati delle motivazioni politiche sembrano solo espressione di schizofrenia: va da sé che in molte di queste vicende ci sia stata o ci sia una reale progettualità politica. Difficile, però, da percepire. Personalmente continuo a riconoscermi proprio in una delle citate minoranze (Socialismo 2000), condividendone anche le motivazioni che hanno portato oggi alla necessità di distinguersi nella sinistra interna diessina; eppure la critica alla ricerca spasmodica del voto moderato sta diventando inudibile. Ed anche i vari progetti di liste uniche o scomposizione e ricomposizione in due grandi partiti, uno riformista e l'altro socialista, mi sembrano del tutto sganciati dalla realtà, che parla invece di frammentazioni insanabili.
Influisce, certo, la sconfitta di Jospin nelle elezioni presidenziali francesi, arrivata proprio nel momento della ricerca della moderazione, in contraddizione con l'ispirazione originaria della "sinistra plurale", riferimento proprio di Socialismo 2000. Insomma, l'impressione è che per la sinistra italiana invece dell'agognata sinistra plurale prosperi la "sinistra pluviale", un fiorire di partiti, movimenti e correnti senza dubbio vitale, ma un tantino limitato nel suo proporsi con una mezza dozzina di simboli ed una dozzina di aree.