LE
PERCUSSIONI PLANANTI
ovvero
LA MUSICA DI KLAUS SCHULZE
Parte prima - Dalle origini al 1993
Vi è un incommensurabile piacere nell’ascoltare la musica di Klaus Schulze; il maestro berlinese da circa trent’anni abita la scena musicale europea con la sua musica cosmica degli anni '70, col suo rock elettronico degli anni '80, con le sue danze sintetiche degli anni '90.
Klaus
Schulze è nato il 4 agosto 1947. Ignoro da quale infanzia (difficile,
probabilmente) abbia avuto origine la sua musica, né dispongo di informazioni
salienti riguardanti la sua giovinezza (travagliata, suppongo). Di certo so che,
tra studi disordinati di psicologia e musica, il nostro
ha sviluppato un grande amore per Nietzsche
e Wagner.
Risale
alla seconda metà degli anni '60 l’esordio di Klaus Schulze, batterista prima
con
uno storico gruppo underground, i PSY
FREE, poi assieme ad Edgar Froese e Conrad Schnitzler nei mitici TANGERINE DREAM; resta
nel gruppo solo qualche anno, giusto il tempo di concepire “Electronic
Meditation”, strepitoso viaggio
attraverso un cervello che brucia, tra psichedelia e rock (il mio pensiero
va più ai VELVET UNDERGROUND che ai PINK FLOYD, come molti invece
suggeriscono); difficile non restare impressionati dalla batteria di Klaus
Schulze. Il nostro viene sostituito nei TANGERINE DREAM da Christopher Franke;
nel 1971 Schulze è tra i fondatori degli ASH RA TEMPEL, altro mitico gruppo
cosmico guidato dal geniale chitarrista Manuel Gottsching. Anche in questo caso
un solo disco, lo straordinario “Ash Ra Tempel”, e una reunion due anni dopo, “Join Inn”.
Nel
1972 Klaus Schulze decide di lasciare la batteria e di iniziare la propria
carriera solista; a quest’anno risale il monumentale capolavoro “Irrlicht”,
una sinfonia quadrifonica per orchestra e
macchina elettronica in tre movimenti, in cui glaciali suoni elettronici sovrastano lontane
melodie di un’orchestra d’archi (“Ebene”;
K.S. metteva dei pesi sui tasti dei sintetizzatori per produrre lunghissimi
accordi); il terzo movimento è dedicato all’esilio volontario di Nietzsche
a Sils-Maria (“Exil Sils-Maria”
). E nel 1973 ecco “Cyborg”,
splendido album doppio, che prosegue la ricerca di “Irrlicht” tra orchestre d’archi, flauti e suggestivi canti
di neuroni. Nello stesso anno, Klaus Schulze collabora con
quattro grandi della musica cosmica:
il già citato Manuel Gottsching, Dieter Dierks, Jurgen Dollase e Harald
Grosskopf. Nascono così i COSMIC JOKERS, di cui è possibile reperire quattro titoli, tutti risalenti,
in realtà, ad una lunghissima session del 1973, in cui approfittando
delle scarse finanze dei musicisti, il gruppo viene praticamente rinchiuso
in studio con strumenti e lsd: “The
Cosmic Jokers” è il primo e bellissimo album pubblicato; l’eccellente intesa
tra i cinque musicisti rende i brani dei COSMIC JOKERS memorabili,
all’altezza, parere decisamente personale, dei migliori PINK FLOYD
psichedelici.
Il nostro inizia il 1974 con un disco deludente rispetto ai capolavori iniziali, “Blackdance”, dotato di un certo fascino cupo, ma carente di ispirazione; ma nello stesso anno ecco un nuovo capolavoro, con la musica malata di “Picture Music”, vero e proprio delirio tra totem e porte mentali, in cui l’ascoltatore è accompagnato fin sull’orlo della follia da ossessionanti melodie elettroniche; segue la pubblicazione di un altro splendido disco dei COSMIC JOKERS, “Planeten Sit-in” e, sempre dalla citata session, un album con Gille Lettmann (già episodicamente voce dei COSMIC JOKERS) e altri personaggi della musica cosmica e non, tra cui Timothy Leary; l’album si intitola “Gilles Zeitschiff”. L'anno si chiude con l'uscita del terzo album dei COSMIC JOKERS, "Sci Fi Party", forse il meno riuscito della serie.
Anche il 1975 inizia con un disco decisamente meno ambizioso dei primi album: si tratta di “Timewind”, dichiarato omaggio a Wagner, nel quale il tentativo è di creare un’atmosfera di grande angoscia; il tentativo riesce pienamente, ma l’album lascia un po’ insoddisfatti, immerso com’è in un filone di musica cosmica abbastanza facile. Ben più convincente il quarto album pubblicato a nome COSMIC JOKERS, “Galactic Supermarket”. A “Timewind” segue nel 1976 “Moondawn”, primo e un po’ legnoso approccio all’idea di rock elettronico, forma che segnerà l’opera di Klaus Schulze negli anni '80, dopo l’esaurimento della fase legata alla musica cosmica. Il 1976 vede K.S. partecipare anche a registrazioni e concerti con i GO di Stomu Yamash’ta ("Go", "Go Live From Paris" e "Go Too"), assieme a Stevie Winwood, Al DiMeola, Rosko Gee e Michael Shrieve (batterista con Santana e i Rolling Stones). Nello stesso anno K.S. compone una colonna sonora per un film del re del porno Lasse Braun: film e album si intitolano “Body Love”; il disco avrà un seguito l’anno successivo con “Body Love - Additions to the original soundtrack”. Assolutamente affascinanti in entrambi i dischi le atmosfere, piuttosto difficile reperire il film.
Sempre
nel 1977 ecco un capolavoro, ispirato e indimenticabile, degli anni della musica
cosmica, “Mirage”; questo
bellissimo disco è seguito nel 1978 dall’ambizioso “X”, album doppio che si propone di essere un omaggio a sei
tormentati personaggi della storia tedesca. Inevitabile ricavare dall’ascolto
di “X” l’impressione che la musica
cosmica stia ormai stretta a Schulze, a solo un anno di distanza dal
capolavoro “Mirage”...
Il 1979 è l’anno di “Dune”, in cui K.S. scrive un lunghissimo testo per “Shadows Of Ignorance”, cantato da Arthur Brown, già mitico cantante dei CRAZY WORLD; l’altro pezzo del disco, “Dune”, segna l’inizio della collaborazione col violoncellista Wolfgang Tiepold, in un primo accostamento con i sintetizzatori schulziani, ancora immersi nelle atmosfere della musica cosmica ma evidentemente tesi alla ricerca di nuove sonorità.
In quello
stesso anno il nostro dimostra
definitivamente la propria follia dando vita ad un gruppo che chiamerà RICHARD
WAHNFRIED: elemento caratterizzante di questo progetto è che Schulze
sia una sorta di incarnazione di un’onda mentale di Richard Wagner; la band sperimenterà forme di rock
elettronico più complete di quelle provate da Schulze come solista. Quattro i
dischi incisi tra il 1979 e il 1986, nei quali di volta in volta si alternano
diversi grandi musicisti appartenenti al movimento ormai battezzato dei Corrieri
Cosmici Tedeschi : “Time Actor”
è il primo titolo, con la voce del mitico Arthur Brown e le percussioni di
Michael Shrieve.
Nel 1980 esce un disco doppio dal vivo, “...Live...”, splendido album con cui Klaus Schulze intende, in qualche modo, chiudere l’esperienza della musica cosmica. Conseguenza di questo proposito è il disco successivo, inciso anch’esso nel 1980: “Dig It”, difficile album sperimentale di grande fascino, tra voci e percussioni elettroniche. Più semplice all’ascolto il secondo bellissimo album inciso come RICHARD WAHNFRIED, “Tonwelle”, del 1981, disco rock realizzato con due grandi chitarristi, Gottsching e un misterioso Karl Wahnfried (forse Edgar Froese dei TANGERINE DREAM ?), un eccellente cantante, Michael Garvens, e ancora Shrieve alle percussioni.
Il 1981
è anche l’anno in cui K.S. incide assieme a Wolfgang Tiepold e Michael
Shrieve “Trancefer”, capolavoro
dalla forma assolutamente inconsueta per lo standard schulziano
(due pezzi di soli diciotto minuti): l’accostamento tra sintetizzatori,
violoncello (sia vero che sintetizzato) e percussioni produce una musica di
grande fascino, tra l’altro decisamente gradevole all’ascolto; il
disco è il prototipo del successivo “Audentity”
(1983), punto sulla ricerca dei primi dieci anni solisti; l’album,
doppio e ambizioso, più difficile del precedente, mette in scena la ricerca di
identità del protagonista, Sebastian,
in un intenso viaggio mentale. I violoncelli sintetizzati si contrappongono
al violoncello reale e ligetiano di Tiepold (“Cellistica”
), Shrieve si occupa delle percussioni elettroniche, Schulze elabora splendide
melodie, affiancato alle tastiere da Rainer Bloss; decisamente suggestivi
in ”Sebastian im traum” rumori di
porte che si aprono e si chiudono continuamente,
in un drammatico percorso cerebrale. Nel complesso “Audentity” è forse il disco più importante di Klaus Schulze.
Nel
1983 esce anche “Dziekuje Poland”, altro album doppio, registrato dal vivo in
Polonia con Rainer Bloss e meno ispirato dei dischi immediatamente precedenti,
mentre il 1984 porta una nuova esperienza di K.S. in ambito cinematografico;
una troupe decide di girare un film ispirato ad un fatto di sangue realmente
accaduto in Austria e il film viene montato seguendo le musiche create dal nostro,
immerse in un’atmosfera di grande paura; “Angst”
è per l’appunto il nome del disco e del film, a quanto pare decisamente
inguardabile. Non incluso nell’album un altro brano realizzato appositamente
per il film, “Macksy”, uscito
solo come singolo.
Nel 1984 Schulze realizza anche come RICHARD WAHNFRIED il capolavoro “Megatone”, illuminato dal bellissimo brano “Angry young boys”, splendidamente cantato da Michael Garvens; partecipa inoltre al suggestivo album "Transfer Station Blue" di Michael Shrieve. Sempre del 1984 l'introvabile (perché ritirato e a quanto pare distrutto) "Aphrica", collaborazione con Rainer Bloss e Ernst Fuchs che i tre stessi autori definiscono a posteriori terrificante.
Nei quattro anni successivi K.S. sperimenta nuove strade per la propria musica; primo esempio di questa nuova fase è “Inter*Face” (1985), album di raffinato rock elettronico; seguono “Dreams” (1986), “Drive Inn” (inciso con Rainer Bloss nello stesso anno), “Babel” (inciso con Andreas Grosser, 1987) e “En=Trance” (1988), dischi a mio avviso minori e soprattutto un po’ incerti, anche se "En=Trance" è illuminato dalla suggestione di "FM Delight"; in questo contesto è da inquadrare anche “Miditation” (1986), quarto e per qualche anno ultimo album come RICHARD WAHNFRIED, lontanissimo dal rock elettronico dei precedenti album, interessante per lo splendido flauto di Steve Jolliffe. Da segnalare, sempre nel 1986, la partecipazione di K.S. al disco di Michael Shrieve “Transfer Station Blue”.
Nel
1989 prende forma finalmente la nuova fase della ricerca schulziana; ecco “Miditerranean Pads”,
felicissima esposizione delle danze
sintetiche e delle percussioni
plananti, intrecci sonori di grande sensualità, a mio avviso quanto di più
originale abbia prodotto K.S. nella sua prolifica carriera.
A
questo capolavoro segue nei primi mesi del 1991 “Beyond
Recall”, album realizzato, secondo le note dello stesso Schulze, con
grande piacere; il disco, effettivamente
caratterizzato da grande freschezza compositiva, è senza dubbio una
delle migliori opere del nostro;
assolutamente geniale il brano più lungo, “Gringo
Nero”, una danza bellissima e
festosa.
Nei due anni successivi esce una trilogia di album realizzati dal vivo, i notevoli “Royal festival Hall volumi 1 e 2” e il meno ispirato “The Dome Event”, realizzato nella cattedrale di Colonia; nel complesso i tre dischi sono sia un punto sulle danze sintetiche, sia un abbozzo della ricerca degli anni successivi.
Sempre del 1992 è il bellissimo lavoro per la colonna sonora del film "Le Moulin De Daudet", diretto da Samy Pavel; disco e film usciranno però solo nel 1994.
continua (?)