INTOLERABLE CRUELTY

 

Mafalda Albanese

 

 

Chi ha incastrato George Clooney?

Smessa la divisa a strisce bianche e nere dell'ergastolano-Ulisse per indossare l'impeccabile vestito grigio da avvocato rampante, dalle stelle alle stelle del sogno americano, Clooney ci riprova con la complicità recidiva dei fratelli Coen, a calcare le scene della commedia hollywoodiana degli anni d'oro, riveduta e corretta per restare al passo - più spedito - dei tempi moderni.

Il secondo film della "trilogia dell'idiota" (come l'ha definita lo stesso protagonista) stravolge gli scenari e la caratterizzazione dei personaggi del precedente "Fratello, dove sei?": la California opulenta e metropolitana soppianta l'ambientazione rurale del profondo Sud, contemporaneamente l'obiettivo si sposta dalla provincia gretta degli anni Cinquanta alla aggressiva upper class dei nostri giorni. Ancora una volta si ritorna alla contrapposizione civiltà/campagna, società contadina/mondo borghese da cui emerge una poco lusinghiera descrizione dell'America di ieri come quella di oggi, immutata nelle ambizioni dell'uomo medio pur trovando nuovi espediente per realizzarle.

E queste due pellicole, concepite come specchi posti in epoche e luoghi diversi, riflettono il loro comune oggetto: il sorriso suadente e beffardo di Clooney, che da evaso in fuga tra i campi di segale si trasforma in Miles Massey, avvocato divorzista sulla cresta dell'onda per avere dato il suo nome a un contratto prematrimoniale di ferro.

Secondo la tradizione della commedia americana del Dopoguerra Massey, incarnazione del successo, ricco e sicuro di sé fino a sfiorare l'arroganza, soffre, si strugge nella solitudine di una vita che sente incompleta... E la tradizione, benevola, non mancherà di mettere lungo la sua strada una degna compagna, il suo ritratto (allo specchio) con lunghi capelli scuri e un sorriso ancora più sornione.

Mosso dal sentimento per la bella e micidiale Marylin Rexroth (Catherine  Zeta-Jones), assetata di vendetta dopo una sconfitta in tribunale che l'ha privata di generosi alimenti, Massey cade nella rete da lei tessuta per ingannarlo e rovinarlo proprio per mezzo della sua terribile creatura: il contratto prematrimoniale Massey... Ma, sempre la tradizione, esige un lieto epilogo per le vicende che racconta, trasformando il veleno nel suo antidoto, e il contratto prematrimoniale stracciato sancisce l'unione sincera tra l'eroe beffato e la signora senza scrupoli redenta dall'amore.

Un classico "happy end" quindi...

Ma prima di arrivarci, al lieto fine, davanti agli occhi dello spettatore si sono susseguite per tutta la durata del film facce,  azioni e situazioni profondamente, volutamente stupide: il protagonista è un fesso infinocchiato che non ha nulla a che spartire con i suoi predecessori se non il sopracciglio inarcato;  l'algida maliarda è una dark lady a metà, cacciatrice di dote professionista con un codazzo di insopportabili amiche in completino leopardato.

Non mancano, come al solito nel cinema dei fratelli Coen, strepitosi comprimari a completare la cornice del film: primi fra tutti Billy Bob Thornton nei panni del miliardario cowboy imbecille che divora il contratto prematrimoniale Massey condito in salsa chili, e il socio anziano dello studio legale di Clooney, arzillo centenario attaccato ai tubi nell'ufficio-scantinato.

I Coen, rivisitando il genere sentimentale per eccellenza, mescolano sapientemente vetriolo e melassa per mettere alla berlina un certo stile di vita americano e la sua falsa coscienza sempre a braccetto con un insuperabile cattivo gusto e sfruttano al massimo la tendenza all'autoironia del bel George finalmente sdoganato.

...E incassi del botteghino alla mano, il cocktail sembra funzionare alla perfezione...

Chi ha incastrato - quindi - George Clooney?

I colpevoli sono proprio loro, i due stimati fratelli, che alla bisogna per racimolare qualche dollaro (senza rinunciare allo stile) chiamano all'appello il fascinoso Mr. Clooney.

Che prontamente risponde, in attesa della terza chiamata...