Franz Ferdinand I & II (You could have it so much better):

"Il difficile terzo brano"

 

L'ennesima rivelazione rock britannica del 2004 si ripresenta con il nuovo disco in questo autunno 2005, provando a confermare i buoni auspici dell'esordio; e il confronto fra i due album finisce in un pareggio. Quello che c'era di buono nel primo è confermato nel secondo: ritmi pimpanti, subliminalmente disco, melodie vocali memor(izz)abili senza esser troppo prevedibili, chitarre corpose senza suonare ridondanti, composizioni concepite e condotte con senso della misura e del buon gusto, numi tutelari sufficientemente nobili - XTC e Fall, soprattutto - mentre esprimiamo perplessità per i continui riferimenti, di cui pure abbiamo letto, ai Talking Heads, che veramente ci sembrano di tutt'altro e superiore livello.

Se nel debutto omonimo risaltavano "Take Me Out" e "The Dark Of Matinee" per la loro fusione di energia ritmica e slanci melodici,  oltre all'oscura e balcaneggiante "40 FT", del nuovo lavoro ci sono piaciuti l'iniziale "The Fallen", tesa cavalcata elettrica, "Walk Away", ballata onirica con sapiente alternarsi di momenti acustici e scatti ritmici e l'incalzante titletrack. Comunque, né nell'uno né nell'altro disco ci sono pezzi brutti o riempitivi, anche se in alcuni casi (vedi i recenti "Do You Want To" e "Evil And Heathen", i richiami ai due gruppi citati sopra sono imbarazzantemente espliciti). Insomma, nessun passo avanti, ma neanche nessun arretramento. Purtuttavia, stavolta vediamo il bicchiere mezzo vuoto, anziché mezzo pieno.

Un gruppo nuovo, con una cifra stilistica che è un'abile rivisitazione/ricombinazione di schemi sonori già apprezzati e storicizzati, per convincerci appieno del suo specifico talento, dovrebbe andare, prima o poi, oltre le due formule costantemente riproposte dai Franz Ferdinand: canzoni o parti di canzoni veloci, sovraeccitate, abbuffate danzerecce  spensieratamente spezzettate e brani o frammenti di brani più lenti, in cui sembra di vedere un Syd Barrett rinsavito che prova a guadagnarsi la pagnotta al pianobar (ci si perdoni il riferimento a drammi personali che per quanto facenti parte della mitografia rock, andrebbero sempre rispettati e trattati con doverosa misura e delicatezza, ma l'effetto che ci hanno fatto pezzi come "Eleonor, Put Your Boots On" e "Fade Together" è proprio quello sopra descritto).

Invece l'intero repertorio del gruppo è tutto compreso in questo dualismo, che se da una parte garantisce compattezza (buona per la tenuta live) e riconoscibilità (buona per il marketing) dall'altra ci indispone per la staticità e la mancanza di prospettive della proposta.

Una volta si diceva del difficile terzo album per le formazioni rock emergenti, qui siamo all'emergenza per la difficoltà di escogitare il terzo brano. Cari Franz Ferdinand, ci piacete, ma scrollatevi gli allori su cui vi siete prematuramente seduti e rimboccatevi le maniche.

Un consiglio da

Antonello Quarta

http://digilander.iol.it/Quarta