KERRY E LO SGUARDO DI SATANA


Sgombro subito il campo da ogni equivoco: satana lo lascio ai credenti. Mi limiterò ad usarlo in questa sede come rimando ad un simpatico film, e soprattutto come metafora di quello che sta dietro al brillante sguardo che vedete più in alto. E cioè il vero satana, il profitto che non conosce limiti, perseguito da criminali il cui potere politico si fonda su corruzione e appoggio di lobby impresentabili (Michael Moore docet), il vero satana che si intravede appena negli occhi del presidente.

Che in effetti appare come un perfetto deficiente, eppure capace di sedurre il cittadino medio, che lo sente simile a sé e istintivamente simpatico; insomma Bush è in tutta evidenza un grande comunicatore. Credo che questo sia il suo ruolo nella masnada di cui sopra.

Approssimandosi alle elezioni emergono sia la natura dell'attuale potere politico americano (la stampa mondiale denuncia continui brogli per escludere le minoranze dal voto) sia il carattere decisivo del voto del 2 novembre. Una vittoria di Bush rischia di far sprofondare il mondo intero nella guerra permanente; e una vittoria di Kerry? Kerry appare decisamente progressista sotto molti punti di vista (sanità, diritti civili per gli omosessuali, addirittura è contro la pena di morte!), e decisamente spostato a destra proprio sul tema della guerra preventiva, a cui si è detto favorevole (qualcuno dice per non spaventare troppo i moderati). Credo, sperando di sbagliare, che non siano poi così tante le aspettative da riporre in lui a questo proposito. E così riemerge una tematica tanto presente anche nella sinistra italiana, e cioè la logica del meno peggio: votami, anche se sono talmente moderato da fare (almeno in parte) politiche di destra, pur di non consegnare il potere alla destra vera; logica che personalmente trovo borghese ed aberrante.

Tuttavia arrendersi alla rielezione di Bush sembra un vero e proprio suicidio. Mi appare quindi straordinario l'atteggiamento elettorale dei Verdi americani (pochi sanno della loro esistenza, eppure sono un consistente terzo partito, e piuttosto spostato a sinistra): nel loro ultimo congresso hanno confermato il rifiuto della logica bipolare "o di qua o di là", vogliono insomma esistere come alternativa sia all'ultradestra bushiana, sia all'ipermoderatismo democratico, presentando un proprio candidato alla presidenza; che non sarà, a differenza del passato, Ralph Nader, da cui i Verdi si sono divisi proprio nell'elaborare una strategia in grado di far coesistere la necessità di presentarsi come alternativa "di sinistra" e la volontà di concedere spazio alla speranza evitando la rielezione di Bush. Così la decisione del congresso dei Verdi è stata di presentare un proprio candidato alla presidenza in tutti gli Stati Uniti, rinunciando però a fare campagna elettorale nella dozzina circa di Stati indecisi, in cui il partito chiede di votare "secondo coscienza" (e cioè per Kerry); non perdono così di vista (a differenza di Nader, che infatti ha ricevuto l'appoggio di partitini di ultradestra religiosa) i motivi per cui esistono come forza di sinistra: fare gli interessi degli esclusi, che sono danneggiati tanto dalla volontà dei Democratici di fare politiche di centrodestra, tanto dai Repubblicani che si fanno portatori di politiche fasciste.

Auguriamoci insomma una vittoria di Kerry, sapendo che probabilmente non cesserà automaticamente la guerra preventiva; ma sperando che il suo spessore possa essere tale da evitare di strozzarsi ingurgitando caramelle o cioccolatini...

APPENDICE

E auguriamoci che sia possibile un giorno votare anche in Italia per qualcuno che di sinistra non è, ma che almeno ha il coraggio di dirsi a favore dei diritti degli omosessuali, senza nascondersi dietro vaghe formulette, per paura di offendere i vescovi... Possibile che in questo paese solo i Radicali sappiano essere anti-clericali?

Marco Franchini