Quante volte di fronte alla consueta, estenuante
coda in banca, o al supermercato, avete sognato di bruciare la fila sorpassando
tutti con un sol balzo... Orbene, questo sogno é possibile... ma non per tutti!
Ordunque, cercherò di spiegare, con una testimonianza,
chi lo può realizzare... regalando a tutti le istruzioni per potere
accedere a tale miracolo
VENE
FILAAAAAAA...
Ero
all’ufficio postale nell’ennesima coda... Un signore distinto mi chiese, con
fare gentile, il permesso di passarmi
davanti, per un’urgenza.... Lo domandò in modo così cortese, signorile,
NOBILE, che non osai dirgli di no... Lo lasciai passare... e intanto cercai di
ricordare dove lo avessi visto... Quando lo rammentai era ormai troppo tardi:
era lui il VENERABILE, per gli amici Licio, condannato ad essere soltanto per un
attimo il signor G., uno tra i tanti accodati... E io gli avevo consentito di
rubarmi il posto in fila... proprio a lui, che per anni era passato avanti a
tutti fregandosene delle precedenze e delle regole... La coda procedette veloce
trascinata dalla forza magnetica dell’ONORABILE... finché, quando arrivò il
suo turno, non presentò allo sportello trentasette libretti di conti da
aggiornare...
Mi
risvegliai di soprassalto: era soltanto un incubo.... Nella realtà in quel
momento ero nel mio candido letto... e l’indomani nessun GRAN MAESTRO avrebbe mai ingombrato quella
fila fatta soltanto di gente comune...
Quando il
giorno dopo mi ritrovai nella consueta colonna e un vecchietto, mal fermo sulle
gambe, mi chiese di cedergli il passo, lo ricacciai in malo modo... per paura
che sotto quelle mentite spoglie si nascondesse un’EMINENZA grigia...
Rientrando a
casa, al casello, una roboante Testa Rossa cercò d’insinuarsi nella
coda,,,... Resistetti eroicamente con la mia utilitaria... finché si abbassò
un finestrino... e lo sguardo di una bellissima bionda trapassò il mio cuore...
Stavo per cederle il passo, quando mi avvidi che accanto a lei era seduto il
maledetto Venerabile... Con un sterzata riconquistai
la precedenza... Lui riuscì comunque a violare l’ordine della colonna
infilandosi dietro di me... ma io, così, riuscii a togliermi la soddisfazione,
per una manciata di secondi, di
essere davanti a qualcuno che nella vita non era stato secondo a nessuno.
Alla sera,
mi accasciai sul divano di casa, spossato da un eterno giorno di estenuanti file
agli sportelli e agli uffici del comune, dell’azienda del gas...e poi al
supermercato.... e poi ancora ai semafori, ai passaggi a livello... Ma,
abbassate le palpebre, sprofondando
nel sonno, mi ritrovai ancora in coda... tra signori in doppiopetto,
incappucciati. Ciò che mi colpì innanzitutto non furono i cappucci, ma i loro
Rolex, Armani, Cardin.. Mi parve che tutti loro mi fissassero... Quando giunse il mio turno, l’impiegato dello sportello mi dette un biglietto con il numero della
porta che avrei dovuto prendere, la numero due, abbreviata con una “P2”.
Varcata la fatidica soglia mi ritrovai in mezzo ad un cerchio di incappucciati.
Quando entrò L’AUTORITÀ... tutti si alzarono in piedi... Capii che
quell’uomo incappucciato era un GIUDICE, giunto li per me quando, volgendosi
verso la mia persona, disse con fare marziale: “L’imputato si alzi in
piedi!”... Venni accusato di non aver consentito ad un fuggitivo di passare la
fila...
COLUI CHE PRESIEDE il tribunale prospettò per me
la condanna, a vita: essere costretto a fuggire per sempre, vivere in incognito,
filarsela in eterna peregrinazione tra yacht, hotel, night club... mai per più
di una volta nella stessa boutique, mai un giorno nello stesso casinò, mai
nella stessa suite dello stesso albergo... Condannato a defilarsi ad ogni party
per non attirare l’attenzione dei cameraman e dei fotografi... Indossando
sempre abiti diversi., senza mai potere guidare lo stesso bolide.. Senza mai
dormire con la stessa donna della notte prima... Condannato a celarsi dietro un
cappuccio per potere rincontrare gli unici amici. SUA ECCELLENZA il giudice
rammentò il drammatico caso di quel fuggiasco rinchiuso in un carcere
messicano, forzato da un cambio svantaggioso a sperperare miliardi di lire per
potere usufruire di un vitto dignitoso... o di quella contessa, e del suo
amante, confinati agli arresti
domiciliari in ville separate... Ricordò
il triste caso di un altro fuggitivo costretto a darsi una martellata su un dito
del piede per potersi rifugiare in una dignitosa reggia tunisina....
<No.. no...>
-urlai disperato- <Mi appello alla clemenza della corte!>...
<Perché
perseguiti i transfughi, i fuggiaschi... i profughi?> - mi chiese
l’Onorabile Giudice, aggiungendo poi, puntandomi contro l’indice: <Perché
mi perseguiti?>
Capii allora
che quello non era un uomo qualunque , o un’autorità qualsiasi: lui era il
SIGNOR G... “G” come i “gialli” che sapeva magistralmente intessere? No,
di più: “G” come Governante, Grande, Gigante...
Il venerabile divenne allora per me VENERATO e lo implorai, ah, come
implorai il GRANDE FRATELLO, no, il GRANDE ZIO... o il GRANDE MAESTRO, il GRANDE
AMMAESTRANTE, o, alludendo all’invisibilità con cui muove le vele della
nazione, il GRANDE MAESTRALE? Molteplici sono le forme con cui manifesta la sua
nobile Signoria... Il MAESTRO infine mi perdonò... e mi congedò da lui, non
senza prima avermi fatto dono di una parabola: <Io sono COLUI CHE TIRA LE
FILA!! Io sono LA TESTA DEL SERPENTE, della grande biscia, DELL’INFINITA CODA
che tu, povero mortale, sei costretto a percorrere ogni giorno, in una
processione che ti purificherà sempre più... Come può la testa staccarsi dal
corpo ed unirsi alla coda?!...>
Mi ridestai dall’incubo della fuga, baciando il
Rolex d’oro del VENERABILE CAPO DEL PROCESSO DELLE FILE... DELLE FILA. Poi mi
staccai anche da quell’orologio da sogno e tornai al tempo ordinario. Mi
staccai a malincuore dalla mano del SUPREMO e rientrai umile, umile ma felice
nella quieta realtà della mia
fila...