Spingere la mente a scuotere i rami della betulla.
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

oxford 5 agosto 98
e gli appetiti insoluti
rimbombano nelle curve del
tempo e della mia immaginazione -
come echi ramati che portano lo sguardo oltre Bisanzio -
mi piego contro il divenire -
molle tormento - del tuo
ventre in tensione ed
il profumo insalubre dei tuoi
lascivi seni intorbidisce
la mia percezione;
odio i tuoi passi
lenti
nella sera, quando si allontanano
da me - ormai solitaria e forse già sicura sotto
le resine estive.
ma la mia intelligenza
mi porta a lambire
nuovamente le tue albe
ed i tuoi fianchi freschi di rugiada.
anche se la soluzione non esiste
poiché - insita nella stupidità umana -
è anche l’impotenza e la soggezione
ai divini sentimenti.

Ti ricordi la canzone che parlava di noi? Fari riflessi in un second-hand shop e quel fottuto 52 per blackbird leys che non passava mai.


 
 

london 9 agosto 98
troppo velocemente liberiamo i nostri corpi senza la protezione dell’istinto verso le torbide e tondeggianti strade di londra guardo i volti pulsanti implosi dei faccendieri delle prostitute degli avventori che entrano ed escono dal mio futuro - un cupo locale - col respiro pesante colante spuma dalle pareti ruvide la strada si allunga e si restringe ai lati schiacciando le nostre pulsioni come tormentati albatros plananti sopra il vento dell’oceano ed allora non puoi più perdere la concezione dell’essere e il profeta ti viene in soccorso - quello che scava dentro il tuo inconscio - e che sopisci nei tinelli dei tuoi monolocali - il riflesso elettrico dei tetti delle case corrose da squallide portiere e corrotte da inquilini insaziabili il vizio diventa virtù e la virtù esilia se stessa in un morbido giaciglio di cuscini ma i tuoi occhi brillano sempre dentro fiori ricamati dentro il buio della notte nei parchi reali ti aspetterò dopo il temporale esploso nei tuoi velli speziati; per farti confessare le tue indicibili grazie sopite su unti marciapiedi ai margini delle parole libero l’incanto del viaggio e tutto torna all’origine all’arché al logos nevralgico del tuo corpo adesso una pausa solo un attimo per poi ricominciare ad attraversare la nazione dei miei pensieri.

Quando era distrattamente assorta su un punto nel vuoto
il candore della sua pelle mi faceva arrossire.
I sottili lineamenti del viso si uniscono al corpo longilineo di atleta
stretto ai fianchi e slanciato verso l’alto.
Tre nei sul viso formano una costellazione
il cui centro è un piccolo buco di piacere
che disperde melliflue influenze attraverso labbra carnose.

Macchie indelebili come rame sulla pelle. Galli che attraversano la landa e che io non posso toccare, per mancanza di disciplina.
 
 

oxford 20 agosto 98
(people ain’t no good)
le brughiere lente e lontane
scorrono sotto la nave
dei dimenticati.
lo sguercio mi fa l’occhiolino
e lo zoppo canta una canzone
di bucanieri.
ed io non certo più allegro di
loro
mi dondolo mollemente su di un
cuscino – vestito come il primo
giorno di pioggia, quando sono
entrato dall’uscio di servizio
ed i passanti mi fecero cenni
di disappunto.
il monco dopo un sospiro di saluto scende e
rinuncia, affranto dalla vita
e dalla lunghezza della strada.
gli irriducibili sono stanchi
e le persone sono cattive.
io trattengo le lacrime, è sempre
il mio compleanno.

feccia multirazziale indo-europea
che soffoca ogni angolo di
spazio.
da un oceano all’altro riempiono
con i loro stridori gutturali
le melodiche arpe
che rimbombano sotto i miei visceri
ed anche the plain
è alle spalle.
l’ultimo tratto ancora.
la strada è giunta al termine
ma la sua voce è finalmente
chiara dentro me
le note gettate fuori
da labbra che conosco bene
hanno sostituito
le bieche facce inglesi
attimi - sussurrati da lontano -
sufficienti per una notte
sapevo di amarti - conoscendo il tuo
corpo e gli interstizi sottocutanei -
il tempo scorre e le distanze si
colmano, ma gli accessi
sbarrati da lucchetti
rallentano la mia gioia
e gli antichi marinai mi
parlano ancora da dietro
le loro finestre truccate.

Dispenso amore ai bisognosi lungo la mia strada, versando il contenuto molle della mia bisaccia, solcando i marciapiedi distrutti del dolore. E la mia potenza aumenta con il trascorrere delle ore - invulnerabile dio greco sotto il peso di un cielo greve.