Capitolo 2.


L’EVOLUZIONE DEL “FUMETTO NERO”
Violenza e sadismo.
 
 

le tematiche dei "neri".
 

 

 

Nei "fumetti neri", accanto al rovesciamento dei ruoli criminale-poliziotto, assistiamo a quello di tutti i valori morali tradizionali: la violenza diventa il valore, ed accanto ad essa, sempre più esplicitamente, il sesso. Ma la novità non consiste semplicemente nell’esaltazione di questi due elementi contenutistici, bensì nel modo col quale essi vengono comunicati, cioè nello specifico linguaggio iconico inaugurato da questi fumetti. In campo grafico, gli accorgimenti messi a punto dal cinema, inquadratura, prospettiva, montaggio e sceneggiatura, diventano elementi di prim’ordine. La tecnica del montaggio sembra addirittura divenire nel fumetto un elemento più importante e più curato che nel cinema, ove la possibilità di immagini in movimento permette altre soluzioni. Questo elemento rimarrà alla base di tutta la serie della fumettistica nera, anche quando i contenuti si evolveranno; con l’uso del montaggio sembra scoprirsi il mezzo più essenziale mediante il quale si comunica al lettore non un concetto, una trama, dei contenuti, bensì sentimenti, emozioni, forse valori. Attraverso l’immagine, la comunicazione è immediata, assai più gratificante che quella mediata attraverso il linguaggio verbale. Il lettore diventa così spettatore: può soddisfare la sua fantasia con il linguaggio delle immagini, assai più efficace di quello faticoso della parola. Se i vecchi fumetti servivano a rappresentare visivamente una trama, che veniva apprezzata più in funzione dei contenuti rappresentati che dalle forme di rappresentazione, queste ultime diventano nel fumetto nero un elemento essenziale per conferire un certo contenuto psicologico alle immagini. Il modo con cui vengono disegnate le scene è in intima relazione col fatto che possano essere stimolanti piuttosto che repellenti, indipendentemente da ciò che esse raffigurano.

In realtà la motivazione del lettore all’acquisto di un fumetto – oltre che dipendere da motivi di tutt’altra natura – non è meno legata alla possibilità di soddisfazione istintuale (con immagini sessuali e aggressive), che alla possibilità di soddisfare anche le esigenze difensive. Le immagini devono cioè accondiscendere anche alle istanze difensive, per esempio censorie, morali, che ogni individuo ha come parte integrante di sé accanto agli impulsi istintuali.

Così immagini di violenza e crudeltà possono offrire gratificazioni ai desideri aggressivi del lettore, ma l’evocazione di tali desideri può suscitargli intense ansie, che possono indurlo a respingere l’immagine, diventata disgustosa, biasimevole, riprovevole; lo stesso dicasi per le immagini che inducono sollecitazioni erotiche. Ecco dunque che le tavole dei fumetti, per essere efficaci, devono soddisfare non solo le pulsioni, ma anche le difese: così l’erotismo viene raffigurato nei limiti e con le giustificazioni imposte dal costume dell’epoca, mentre la violenza è rappresentata in modo da non essere troppo raccapricciante. Tali giustificazioni sono mediate non solo dalla trama, ma dall’immagine stessa. Al fumetto si permette d’altronde di offrire una serie di sollecitazioni che vengono invece censurate in sede di mezzi di comunicazione a carattere più pubblico, quali la televisione o la pubblicità. Il "fumetto nero" viene a colmare il vuoto, tra il romanzo giallo a cui si ispiravano le sorelle Giussani e il giornale pornografico, e costituisce il corrispondente maschile del fotoromanzo rosa, nato per il pubblico femminile. Il "fumetto nero" sembra integrare l’educazione sessuale che si comincia a dare agli adolescenti in quegli anni. Esso sembra inoltre offrire una contestazione antelitteram: il fumetto di questo tipo presenta infatti un modo di vivere in spregio ai valori tradizionali, in contrasto alle regole sociali, in opposizione alle norme morali ed alle figure autoritarie dei genitori. Offre l’immagine di un’autorità debole e inetta, l’immagine di un padre forse simile a quello che hanno avuto gli adolescenti degli anni Cinquanta, un padre sopraffatto dalle contraddizioni sociali, un uomo di poca virilità, un uomo esautorato dalle donne, e la fioritura di fumetti ad eroe femminile sembra confermarlo. Identificati quindi i due elementi fondamentali del fumetto nero, la violenza, il crimine da un lato e l’elemento sessuale dall’altro, essi si mescolano per costituire l’altro elemento fondamentale che si impone al pubblico, il sadismo. I due elementi iniziali corrispondono ai due istinti fondamentali dell’uomo, la sessualità e l’aggressività, l’Eros e il Thanatos. Nel fumetto nero balza evidente l’affermazione di un’aggressività vissuta a livello personale, immediato, senza alcuna ombra di giustificazione, mentre nel passato il fumetto d’avventura era caratterizzato da una violenza più o meno sottoposta a codici, messa in atto solo in quanto giustificata, socialmente o personalmente. Nei vecchi fumetti l’estrinsecazione della violenza era sovente posta a servizio della collettività, giustificata e permessa da motivi sociali: guerre, ideali patriottici o di altro genere, difesa dell’oppresso, motivi di onore; oppure e giustificata dal buon fine, liberare la società da individui pericolosi.

I valori esaltati in queste epopee minime eran quelli nei quali più volentieri il pubblico popolare si riconosce: coraggio fisico, spirito di sacrificio, lealtà, cameratismo cordiale. Questi presupposti facevano del fumetto il fedele specchio in miniatura di una società nella quale l’individualismo borghese viveva ancora la sua spinta ascensionale.

L’ideale violento, aggressivo, aveva bisogno di una istituzionalizzazione sociale, un fine che fosse socialmente accettabile. Nei "fumetti neri" invece, accanto alla presenza di mezzi sempre più truculenti, il fine della violenza sembra essere unicamente la vittoria privata, un’affermazione distruttiva, l’eliminazione degli altri, senza che sia esplicitato il minimo bisogno di una giustificazione, senza che si possa notare traccia di una dinamica di colpa. L’analisi della dinamica di colpa presente nei fumetti acquista un notevole interesse psicologico e morale. Esistono infatti diverse forme di estrinsecare l’aggressività con maggiore o minore salienza della dinamica di colpa; sono caratteristiche di diversi fumetti e già erano state analizzate nel romanzo e nel teatro. Esse costituiscono gradini intermedi tra la manifestazione dell’aggressività solo in quanto giustificata e l’assenza completa del senso di colpa. Una di queste si attua quando il lettore è di fronte ad un protagonista malvagio, che però alla fine del racconto viene punito. La giustificazione della violenza è qui sostituita dalla condanna finale; lo spettatore può permettersi di simpatizzare anche con il cattivo, senza sentirsi in colpa. La punizione finale ha pertanto un effetto rassicurante; d’altra parte l’identificazione con l’eroe malvagio avviene solo a livello inconscio. Oppure il protagonista delinquente può avere dei tratti simpatici: in tal caso l’identificazione del lettore con l’eroe partecipa di un certo grado di coscienza. Un ulteriore attenuazione del senso di colpa si ha in quei fumetti in cui l’eroe è un delinquente simpatico che riesce sempre a farla franca. Spesso in trame di questo tipo è presente un secondo eroe, un poliziotto che dà la caccia al gangster senza mai prenderlo. Questo secondo personaggio è il contraltare dell’ideale delinquenziale e personifica le norme morali.

Mentre nel cinema di violenza, per esempio tipo western italiano, il giovane spettatore pare che esca fuori placato in quanto è la dinamica del gesto che serve da scarico, in questi fumetti in cui i protagonisti si compiacciono di multipli omicidi senza venir mai puniti, l’operazione di scarico non avviene, l’esempio rimane, e automaticamente gli eroi si trasformano in modelli di comportamento.

I "fumetti neri" sono partiti da questa posizione: per esempio, Diabolik ha iniziato e conservato questa linea. Tuttavia le pubblicazioni successive mostrano il secondo eroe – il poliziotto – in una forma sempre più sbiadita, di fronte al delinquente presentato in luce sempre più favorevole. Così Sadik, Kriminal, Killing hanno una controfigura di poliziotto che sembra soltanto un fantoccio. Siamo di fronte al completo sfaldarsi di ogni ombra di senso di colpa. Paralleli a questa evoluzione della dinamica di colpa, si possono riscontrare altri due cambiamenti sostanziali nella caratterizzazione dell’eroe: il modo con cui agisce le relazioni amorose e la sua progressiva onnipotenza. L’eroe dei "fumetti neri" ha una attività sessuale apparentemente semplice ed assai facile, quanto priva di emozioni e sentimenti, senza ombra di rivali. I rivali non sono in amore, ma nelle imprese ladresche, ma anche qui gli antagonisti sembrano annullarsi, mentre la potenza dell’eroe cresce illimitatamente sino ad una vera onnipotenza. Anche i vecchi eroi vincevano sempre ma solo dopo sforzi, peripezie, lottando contro difficoltà che delimitavano le loro possibilità.

Nei vecchi fumetti le tematiche erotiche erano chiaramente e spesso unicamente centrate su conflitti di tipo edipico: l’eroe era alla conquista di una donna bellissima e nobile e per lei doveva affrontare mille prove. La donna era difficilmente accessibile e spesso l’eroe doveva strapparla a mostri o tiranni che la tenevano prigioniera; era cioè un oggetto proibito, appartenente ad altri, che si poteva avere solo a prezzo di molti sacrifici. La donna ambita era la madre e per averla occorreva superare le vicende di iniziazione, i pericoli della castrazione, le competizioni col padre, che sovente compariva direttamente, nella figura di un secondo uomo, più anziano e più potente. Il protagonista doveva batterlo o farselo amico.

Così erano strutturate le innumerevoli vicende di Tarzan, apparse sull’Audace negli anni Trenta. Così pure le avventure di Brick Bradford, nella stessa epoca: alla conquista di qualche regina misteriosa, o di una terra promessa il nostro eroe doveva fare i conti con la lancia di qualche barbuto tiranno. Qualche anno dopo le vicende diventano meno ingenue, tuttavia la tematica resta la stessa: le situazioni erotiche di Flash Gordon, la figura stessa della compagna Dale, risentono della tematica edipica, descritta da Imbasciati. Analogamente nelle vicende di Narda e Mandrake, o in quelle dell’Uomo Mascherato e Diana Palmesi, fino alle avventure di Batman è riscontrabile la stessa tematica conflittuale, che va progressivamente sbiadendo. "In Batman ogni situazione erotica è scomparsa, anzi l’eroe sembra asessuato e misogino (forse omosessuale latente)". Nei "fumetti neri" l’uomo conquista le donne senza alcuna difficoltà, non solo l’eroe vince sempre ma distrugge ed uccide spesso senza motivo alcuno agli effetti del suo successo, così che la morte stessa sembra essere la sua vittoria; questo eroe non sembra esser mai sazio di morte, senza requie alcuna, né mai attimi di felicità. Proprio questo invincibile eroe rivela la sua più segreta incapacità: intorno a lui c’è solo solitudine, nessun rapporto umano. Così rimane sempre solo, senza amici e, malgrado le apparenze senza amanti. Certo egli ha coiti frequenti, ma privi di amore; la donna è uno strumento occasionale, insignificante nella sua identità di persona, del tutto transitorio. Kriminal, ad esempio, nei primi numeri, prima di incontrare la sua compagna Lola, passa da una donna all’altra, uccidendole dopo aver consumato il rapporto sessuale. Qualche volta invece ha luogo un rapporto sadomasochistico, in cui la violenza o la tortura vengono erotizzate e si sostituiscono alle effusioni d’amore. L’istinto di morte viene a sostituirsi all’eros. Questi eroi non sono capaci di soddisfarsi, sono continuamente sospinti, costretti, di avventura in avventura, sempre in preda alla loro brama che non riescono mai ad appagare,

come se la loro perenne coazione a ripetere le stesse azioni criminose e distruttive fosse l’unico mezzo per evitare – per difendersi – una situazione depressiva insopportabile, l’accorgersi cioè di aver distrutto tutto, di essere soli, di distruggere se stessi. La loro condotta, in altri termini, appare come una difesa maniacale contro la depressione stabilizzata attraverso il comportamento delinquenziale, in una caratterialità psicotica.