Capitolo 2.


L’EVOLUZIONE DEL “FUMETTO NERO”
Violenza e sadismo.
 
 

premessa.
 

 

 

L’universo dei fumetti, un po’ per l’ambientazione narrativa che lo caratterizza, così intrisa di sogni e di avventure, e un po’ per la particolarissima specie di fauna umana che lo ha eletto a suo habitat naturale, è straordinariamente ricco di aneddoti, storie e leggende. Certamente è più facile ascoltare e raccontare leggende a proposito di un tempo coniugato al passato remoto che non al presente. Le leggende del tempo che fu vedono spesso protagonisti uomini timidi, schivi, ansiosi di divertire un pubblico più giovane di età, ma non di temperamento; uomini in grado di riempire in una sola notte di lavoro decine di tavole; uomini ancora pronti a gettarsi anima e corpo in narrazioni la cui unica trama è la fantasia. Molte leggende, appunto, sono alla base della nascita di alcuni tra i più famosi eroi del fumetto, non solo italiano. La leggenda di Magnus & Bunker appartiene a quel ristrettissimo elenco di fatti destinati a provocare, ancora a distanza di anni, non solo la nostalgia degli appassionati lettori della prima ora, ma la curiosità di tanti fra i più giovani. Corre la tarda primavera del 1964, quando un evento, di per sé non particolarmente significativo e che sembra verificarsi solo per un fortuito caso, è destinato a lasciare un segno duraturo nel piccolo mondo dei fumetti. Proveniente da Bologna, un giovane disegnatore, con una discreta esperienza di illustratore alle spalle e qualche mese passato tra i banchi di una scuola a fungere da insegnante di disegno, arriva su un anonimo treno alla volta di Milano. La sua intima aspirazione, maturata da tempo, è quella di diventare disegnatore di fumetti. La leggenda vuole che Roberto Raviola si appresti, poco dopo il suo arrivo nel capoluogo lombardo, a bussare alla porta dei piccoli uffici della Casa Editrice Corno. Qualcuno viene ad aprire e si trova di fronte un giovane, piccolo e nasuto sconosciuto con la sua cartellina sotto il braccio. Il timido Raviola entra, si guarda attorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno. E un altro giovane si alza dalla sedia ed accoglie il nuovo entrato; si chiama Luciano Secchi. Così sull’asse Bologna-Milano nasce con una stretta di mano la leggenda di Magnus & Bunker. Ma per comprendere meglio le sfumature di questo incontro, che ha segnato l’evoluzione del "fumetto nero" è meglio ascoltarne la descrizione dai protagonisti. Ecco come lo ricorda Magnus:

Era da un po’ di tempo che volevo andare a Milano a cercare lavoro come disegnatore, e un bel giorno partii da Bologna con tanto di valigia e i miei disegni sotto braccio. Rimasi a Milano per tre giorni, deciso a fare il giro delle case editrici. Alla Corno andai in seguito ad una inserzione che avevano messo su Gordon, perché cercavano disegnatori di fumetti. C’era già Piffarerio in batteria che disegnava Maschera Nera; poi c’erano Raffaele Cormio e Luigi Corteggi. Prima di passare alla Corno ero andato alla casa editrice Mursia, poi alla Dardo, dove trovai molta confusione… il pomeriggio stesso capitai proprio alla Corno, in via Paladini, e lì trovai lo studio di Corno e di Secchi. Era quello che si potrebbe definire un buco nel muro, che avevano riparato alla bell’e meglio con dei cartoni…Sembrava il negozio di fiori del gruppo TNT! La leggenda vuole che Bunker si stesse friggendo un uovo…Non è vero, naturalmente.
La distinzione tra fumetto d’autore e fumetto popolare è stata al centro di numerosi dibattiti che a nulla sono approdati se non a schierare i sostenitori dell’una o dell’altra fazione su posizioni ancora più rigide. Di fatto il fumetto è una forma di comunicazione prevalentemente commerciale; il sopravvivere di una serie dipende in massima parte dal favore del pubblico che si registra in termini di copie vendute. Ciò non esclude che si possano fare fumetti curati sia nella grafica, sia nei dialoghi; il vero autore è colui che riesce a mediare le esigenze del pubblico con la propria capacità espressiva. L’apporto dato da Magnus all’evolversi del disegno a fumetti italiano è di enorme importanza poiché è l’unico che abbia saputo miscelare assieme la qualità del prodotto con un’apertura popolare. Il suo disegno è amato e ammirato, grazie all’intensità emotiva che sa produrre nel lettore. Nella metà degli anni Sessanta, quando lavorava in coppia con Luciano Secchi, produceva un’ingente quantità di materiale che, dati i tempi brevi imposti dalla produzione, non poteva essere curato in maniera particolare. Eppure il lettore subiva il fascino proprio della sua semplicità a realizzare quel disegno così ricercato. Ineguagliabile è stato anche il rapporto di collaborazione con Max Bunker: l’assimilazione tra testo e disegno, un’amalgama così perfetto da far pensare che fosse opera di un singolo autore.
Una sceneggiatura per Magnus era come un tessuto tagliato che doveva poi essere cucito addosso alla perfezione, evidenziando le pieghe e i solchi che servivano per far risaltare l’animo turpe del personaggio. Senza bisogno di leggere il testo della presentazione grafica si capivano subito i difetti morali e le abiezioni del personaggio proposto, ed ogni suo movimento rientrava nella logica ormai acquisita automaticamente delle sue movenze morali.
Più di uno ha pensato che Magnus & Bunker fosse solo una vezzosità di duplo, ma che in realtà si trattasse di una persona sola.