Capitolo 3.


LA DEGENERAZIONE DEL “FUMETTO NERO”
3.1 Il Fumetto Erotico.
 
 

la rivoluzione sessuale a fumetti.
 


 
 
 
 

Dopo Valentina c’è il deserto: la produzione successiva precipita nella pornografia, cercando di mascherare il più completo vuoto ideologico dietro una pseudo-crociata per la libertà sessuale condotta da uno stuolo di eroine ninfomani. La sorte del fumetto per adulti era segnata: nel varco aperto, con indubbia dignità, dalla morale alla rovescia di Diabolik e compagni, si precipitò un flusso di pubblicazioni disposte a giocare le loro carte a livelli sempre più elementari di lusinghe commerciali, ispirate al principio consumista secondo il quale la violenza batte la qualità, ma il sesso batte la violenza: il sesso mercificato, cioè ridotto a oggetto di mero consumo, è in genere una garanzia di successo.

Innanzitutto precedentemente c’erano stati quarant’anni di repressione di sesso, perciò qualsiasi cosa andava bene e ci fu una reazione confusa; parlare di buon gusto era eccessivo. Per un certo periodo di tempo c’è stato spazio per tutti, c’erano anche fumetti porno proprio dichiarati tali. È stata la liberalizzazione dopo la rivoluzione; la rivoluzione non si chiede, si prende.
Le pubblicazioni sexy, del resto, non rinunciano affatto all’esibizione della violenza, e dalla somma dei due ingredienti scaturisce un cocktail sadomasochista abbastanza curioso, dove l’amore eterodosso è solo un accessorio incidentale. Il resto è fantasia nera: stupri, donne divorate da murene e roditori, torture di ogni tipo, sodomizzazioni e altre pratiche innominabili. Le eroine pubblicate in America o in Francia, se hanno chiaramente surclassato l’uomo, non lo hanno fatto per quanto riguarda malvagità e delinquenza, così come è avvenuto in Italia. Da noi inoltre l’evoluzione dei diversi aspetti femminili, come la fortezza e l’indipendenza, la procacità sessuale e il dominio sul maschio, che altrove si compie successivamente nel tempo, avviene contemporaneamente, facendo comparire all’improvviso una donna procace, crudele, pericolosa, pervertita e dominatrice. L’attesa di una parità di diritti con l’uomo o di una supremazia su di lui, attesa assai più lunga e faticosa che in altri paesi, ha fatto diventare la donna del fumetto italiano più cattiva. In realtà le spiegazioni sono diverse e più complesse. Innanzitutto è da sottolineare come le donne delle strips americane fossero lette da un pubblico femminile, mentre il nostro fumetto nero-sexy sembra essere maggiormente rivolto ai maschi. Le nostre eroine nere sarebbero perciò le donne viste dagli uomini; le donne viste dalle donne si trovavano forse più precisamente nelle eroine del fotoromanzo. In America questo genere di pubblicazione non esiste e la strip disegnata lo sostituisce. Tuttavia, proprio perché le eroine nere sarebbero la donne vissute dagli uomini, il fenomeno italiano pone alcuni interrogativi. Forse il maschio italiano si è sentito minacciato dall’emancipazione femminile e quindi ha vissuto il fenomeno come un evento mostruoso. A livello inconscio la donna libera ed emancipata viene vissuta come malvagia e perversa: la minaccia costituita da una donna non più sottomessa al controllo dell’uomo evoca questi fantasmi. Ed effettivamente le femmine crudeli che popolano gli albi del terrore sono ben lontane da esempi reali, anche se si volesse prendere come metro di paragone la cronaca nera. Sfogliando questi fumetti, appaiono veramente donne feroci che torturano, violentano, uccidono nell’amplesso, evirano gli uomini, non solo metaforicamente ma anche concretamente. Si giunge infatti spesso a scene esplicite, in cui gli uomini vengono castrati da donne bellissime con i più crudeli sistemi e con una impressionante truculenza di immagini.
La presenza di così numerosi personaggi femminili, ai quali i giovani d’oggi si appassionano, può essere in relazione con la frequenza di disturbi dell’identificazione sessuale e di conflitti di identità, a cui vanno soggette le giovani generazioni, in relazione alle mutate strutture socio-familiari. La donna di oggi lavora e non può essere presente coi bambini come una volta, inoltre la sua emancipazione ha svalutato il peso dell’uomo, del marito. Il padre in molte famiglie di oggi è d’altra parte una figura sbiadita e desautorata, spesso psicologicamente assente dalla scena familiare.
I fumetti sexy radicalizzano una serie di valori negativi espressi da una società e da una cultura che, mentre esaltano la violenza nei rapporti di lavoro e nell’atteggiamento verso le minoranze perdenti ed emarginate, non rinunciano ad esercitare il loro diritto a vietare alcune importanti libertà (di espressione, di scelta, di comportamento sessuale, etc.) e si dimostrano contemporaneamente incapaci di elaborare miti alternativi concreti (giustizia, eguaglianza) con i quali mascherare, se non altro, il difetto di credibilità che le caratterizza. Da un punto di vista strettamente commerciale, poi, è perfettamente logico che gli editori sexy cerchino il loro tornaconto negli unici spazi per l’evasione lasciati liberi dal monopolio televisivo e dalle industrie del divertimento. Gli spazi sono costituiti da "quello che al cinema e alla televisione non fanno vedere". L’espediente è semplice e privo di scrupoli ma, una volta accettata la logica della concorrenza, è impossibile condannarlo senza passare per ipocriti. Il problema dei fumetti sexy riguarda direttamente, dunque, soprattutto gli editori degli altri albi, minacciati dall’irruzione sul mercato delle scollacciate Isabelle e Teodore. D’altro canto, secondo il già citato professor Quintavalle, il successo di questa letteratura di grande rozzezza è dipeso dalla reale situazione di repressione sessuale del nostro paese, in quegli anni.
È dunque un’educazione moralistica che porta gli adolescenti a dover scoprire il sesso sui fumetti per adulti. Vengono così a galla i complessi e le frustrazioni, le inibizioni, le repressioni moralistiche, ma non per questo il fumetto ha una funzione liberatoria, anzi la sua azione è nevrotizzante.
Comunque, nei fumetti in questione, il corpo femminile diventa un "mito" di cui si fa un uso nevrotico, non accontentandosi di presentare rapporti sessuali normali, ma perversioni di ogni tipo con una sconcertante mancanza di ironia e con l’uso di un linguaggio osceno che ricorda un antiquato goliardismo.
Il campionario delle deviazioni sessuali è molto vasto, infatti comprende sadomasochismo, saffismo, voyeurismo, ermafroditismo, autoerotismo, feticismo, zoofilia, (rapporti con cavalli, orsi, puma, scimmie, ect.) necrofilia (rapporti con cadaveri si hanno soprattutto nei fumetti del terrore).
È tuttavia interessante notare come non vi sia soltanto una descrizione fenomenologica delle perversioni; la tecnica descrittiva del fumetto è in grado di darne un’interpretazione dinamica, ed illustra spesso l’intero processo evolutivo che ha portato l’individuo alla perversione stessa, come difesa da situazioni ansiogene insopportabili. Il sadismo ha un posto di prim’ordine come gusto orgiastico per la violenza attraverso manifestazioni che vanno dalle semplici frustate alle torture più complesse, spesso a sfondo sessuale, dal distacco di arti e organi ai riti dello squartamento e impalamento; mentre un posto privilegiato occupa lo stupro in tutte le sue variazioni. Elemento comune in questi fumetti è l’abbigliamento delle protagoniste; si tratta in genere di un vero e proprio armamentario protettivo e opprimente che impedisce il contatto visivo diretto con la carne e la pelle. Indumenti soffocanti costringono l’eroina addobbata con calze a rete, stivaletti, vertiginosi tacchi a spillo, arditi spacchi nei punti "strategici", corsetti scintillanti e aderentissimi al corpo, lunghissimi guanti di raso nero, reggiseni di una misura più piccola di quella necessaria, indumenti di pizzo e merletti, il tutto preferibilmente di un elegante quanto tetro color nero. Il cerimoniale della svestizione, più della tortura stessa, sembra offrire l’apice dell’eccitamento. Il feticismo è quindi un elemento importantissimo nel fumetto erotico-sadico e, come afferma Carlo Della Corte, "l’erotismo, prima ancora di De Sade, passando da Masoch, detesta il nudo, lo adorna così come pretende che il coito sia filtrato da una sofisticata griglia intellettuale… Masoch è forse il principe di questa sofferenza vestiaria". Altro elemento comune a tutte le protagoniste del fumetto sadico-erotico è la bellezza. Più sono belle le eroine, più vengono torturate e seviziate. È impossibile trovare una ragazza priva di qualche attrattiva fisica che sia fatta oggetto di queste tristi attenzioni. Sembra infatti che nessun sadico provi gusto nel torturare la bruttezza, che non può essere sciupata dai maltrattamenti. L’essenza del sadismo risiede invece nel violare non solo la virtù ma anche la bellezza. Così la tradizione vuole che tutte le vergini in catene siano dannate sì, ma soprattutto belle. Circa le inversioni sessuali, solo quella maschile è presentata in forme limitate e usata come fonte di ridicolo; il saffismo, al contrario, viene usato come fonte di eccitazione erotica dei lettori, in quanto esemplifica i preliminari del coito e non rappresenta un tradimento nei loro confronti da parte dell’eroina. Così le protagoniste, pur essendo delle divoratrici di maschi, non disprezzano le rappresentanti del proprio sesso. Elemento più o meno comune a tutte queste eroine è innanzitutto la procacità: l’accentuazione delle apparenze sessuali è attuata graficamente con un nudo che, abbastanza castigato nei primi fumetti è diventato sempre più esplicito, fino ad essere nudo integrale nelle ultime pubblicazioni. Il sesso è chiaramente in funzione narcisistica, cioè come mezzo di affermazione della donna: con la bellezza può sedurre e quindi dominare l’uomo. Proprio in quanto il sesso non serve all’amore ma alla potenza, esso è vissuto in modo sfrenato: così tutte le protagoniste di questi fumetti sono assai spregiudicate e la loro libertà sessuale è affermata chiaramente.