Capitolo 1.


LA NASCITA DEL “FUMETTO NERO”
Diabolik, il “nero” borghese.
 

il linguaggio e il disegno.
 

 

 

Gli albi di Diabolik, scritti da vari soggettisti anonimi, sono stati sceneggiati per la maggior parte dalle sorelle Giussani e realizzati da uno staff di buoni disegnatori tra cui Alarico Gattia, Glauco Coretti, Flavio Bozzoli. I primissimi albi erano invece opera di Gino Marchesi. Se escludiamo questi primi numeri, dove era comprensibilmente in corso il rodaggio del meccanismo espressivo, il fumetto è caratterizzato da un linguaggio molto personale e assolutamente riconoscibile. In Diabolik ogni forma comunicativa è particolare, dai dialoghi alle scelte visive. I testi sono impostati su tre linee guida: la narrazione, i dialoghi tra personaggi, i dialoghi superflui. I testi narrativi (i fumetti "quadrati" che commentano le tavole) sono andati via via scomparendo, delegando all’accresciuta qualità delle tavole il proprio compito. Nei primi episodi questi ricoprivano un ruolo centrale, dando vita come conseguenza ad una lettura più statica dell’episodio, meno fumettistica. Il tentativo era chiaramente anche quello di favorire un approfondimento psicologico sui personaggi, precluso da dialoghi ancora acerbi e poco profondi.I dialoghi tra personaggi sono uno degli elementi più caratterizzanti della serie. Essi sono spesso improbabili. Ginko usa definire Diabolik un "dannato criminale" o al massimo dell’ira un "maledetto". Diabolik dal canto suo usa forme quali "e ora via, al rifugio!" o "Dannazione, la polizia!" o ancora "Quel dannato ispettore ci tallona!". I dialoghi superflui sono una delle sfaccettature più divertenti di questo serial a fumetti. Questi sono ad uso e consumo del lettore, nel senso che avvengono tra due o più persone che si dicono cose che evidentemente sanno già benissimo. Non è raro vedere Diabolik spiegare a Eva come avverrà il furto mentre sono sulla porta della villa da svaligiare o ancora due poliziotti alla guida di un trasporto valori raccontarsi i dettagli di misure di sicurezza che dovrebbero conoscere a menadito. I suoni sono un’altra componente fondamentale dell’atmosfera che regna nel fumetto. Sono talmente importanti che la terza ristampa della serie è stata intitolata "Diabolik Swisss", dal tipico suono onomatopeico prodotto dal lancio del pugnale dell’eroe. L’aumento della qualità grafica del fumetto ha contribuito non poco a rendere Diabolik un fumetto piacevole e dinamico fino a raggiungere quello che appare ormai come il massimo delle sue potenzialità. Si è partiti con tavole rozzamente disegnate, prive di qualunque regia, inquadrate in campi lunghi, con personaggi abbozzati e poveri di particolari. Diabolik e Ginko apparivano addirittura più anziani che nei numeri attuali, le automobili erano degli scatoloni di latta senza forma e stile, le prospettive erano spesso errate, così come le proporzioni. Il ricorso a disegnatori più capaci da un lato e l’evoluzione del fumetto dall’altro hanno presto posto fine a questo stato di cose. Negli ultimi anni sono stati realizzati albi che contano su una vera e propria regia, con inquadrature coerenti e sinergiche con la fase narrativa. I personaggi sono più belli, definiti, costanti. I movimenti vengono resi in maniera sempre più dinamica, annullando quasi completamente la staticità tipica di un fumetto. Le automobili diventano finalmente le stesse che vediamo per strada, mentre una più attenta definizione dei particolari di ogni tavola rende il look globalmente molto più piacevole e ordinato.