Alberi, arbusti, rovi e sterpi; tutto è bianco, un bianco silenzioso, evanescente, fermo nel tempo. Stelline di brina su tutto e, bassa all'orizzonte la palla rosso-aranciata: bella, bellissima ma senza calore.
E' un giorno gelido di febbraio, devo entrare in clinica, sono con Michele, guardo le case mentre l'auto corre veloce, non penso, fremo, voglio arrivare al più presto.
Camera 240, quattro o cinque medici fra cui il primario professor Mezzetti: calore-umanità-efficienza, ti senti protetta ed al sicuro. Continuo a non pensare, vivo i momenti come vengono, ascolto Silvietta, mia compagna di camera, un po' lagnosa dei suoi dolori ma tanto chiacchierona , mi fa e mi farà ridere.
Nel reparto di chirurgia toracica gli uomini sono tanti, le donne solo tre: io, Silvietta ed una signora "SOLVENTE" che non si vede quasi mai, è sempre rintanata nella propria camera singola. Trascorreremo insieme una notte in terapia intensiva ed al mattino un piccolo sorriso, un breve buongiorno e poi nella sua tana. Ci rivediamo alla domenica per la lastra di controllo; un saluto, una domanda: - Io vengo dimessa domani e lei? - Mercoledì, rispondo io. - Chissà perché io esco domani, mah! Ci riaccompagnano in reparto, buongiorno e di nuovo nella sua tana da cui non l'ho vista uscire, ma so che è stata dimessa.
L'operazione è riuscita, l'incubo è finito e ritorno al vivere quotidiano.